
Nell’ultimo decennio la situazione degli stock del tonno rosso nel mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico orientale, sembrerebbe aver registrato un progressivo miglioramento. Infatti, per esempio, secondo una valutazione effettuata dall’ICCAT (Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tunnidi Atlantici), all’inizio del precedente decennio, precisamente nel 2012, lo stock iniziò a registrare una crescita significativa. Questa recente tendenza fu il risultato dell’introduzione di misure di gestione più severe tra gli anni ’90 e i primi anni Duemila, come la distribuzione di quote di pesca tra i diversi Paesi interessati (misura introdotta nel 1998 dall’ICCAT). Ma tale andamento positivo fu pure determinato da condizioni ambientali più favorevoli per i giovani tonni.
L’ICCAT nel 2012 chiese comunque al proprio Comitato Scientifico (SCRS) un costante monitoraggio dello stock. Tutte attività che permisero progressivamente un aumento della quota di pesca negli anni successivi. Per esempio, per il 2013 e il 2014 le quote di pesca raggiunsero livelli nuovamente significativi. La quota fissata per il Marocco fu di 1270,47 tonnellate, per la Tunisia 1057 t, per la Libia 937,65 t, per la Turchia 556,66 t, per la Croazia 390,59 t, per l’Algeria 243,83 t. Per Egitto, Siria, Albania, Norvegia e Islanda le quote furono inferiori alle 100 t. In totale le quote di pesca assegnate all’Unione Europea, tra cui fanno parte come attori importanti l’Italia e la Spagna, furono ben 7548,06 tonnellate.
Inoltre, è interessante ricordare che il programma di ricerca dell’ICCAT, chiamato GBYP, ha permesso di ricostruire un numero davvero importante di serie storiche della pesca del tonno rosso, arrivando ormai fino al 1509. Un programma di ricerca che ha mostrato come lo stock registri importanti oscillazioni spaziali e numeriche anche a distanza di un solo anno.