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SELINUNTE

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Selinunte fu chiamata dai greci “Selinùs”, che deriva da σέλινον, “sélinon”, il sedano che tuttora vi cresce selvatico e divenuto simbolo della monetazione della città.

La città ebbe una vita breve, circa 240 anni. In questo periodo la sua popolazione crebbe fino a raggiungere i 100.000 abitanti. Lo stato in cui si presenta oggi la città non è dovuto solo alla sua distruzione ad opera dei Cartaginesi, ma anche a terremoti, a secoli di incuria e di gravi spoliazioni.

Selinunte fu fondata nel 650 a.C. lungo la costa del Mar Mediterraneo, tra le due valli del Belice e del Modione, su di un luogo non interessato da precedenti insediamenti indigeni. Selinunte fondò a sua volta nel 570 a.C. Heraclea Minoa presso la foce del suo estremo confine meridionale, il fiume Plàtani. Reidentificata soltanto nel XVI secolo, nonostante nel 1779 un decreto di re Ferdinando IV vietasse lo smantellamento delle sue rovine, le devastazioni proseguirono fino a quando il governo italiano non vi pose una custodia permanente.

I primi scavi a Selinunte furono eseguiti nel 1809 da parte degli inglesi. Borgo Marinaro di Selinunte: Marinella di Selinunte è sorta alla fine del XIX secolo. Dopo il 1945 furono montati nelle barche motori a benzina ed a nafta. Fino al allora le barche a vela erano al centro di un mondo fatto sì di scene pittoresche, di vele spiegate al vento, ma anche di fatiche, sacrifici e stenti. Quando non c’era vento i pescatori vogavano anche 2 ore per raggiungere i luoghi dove calare in acqua le reti. Al ritorno a terra li attendevano altre fatiche per stendere le stesse reti che, essendo in cotone, necessitavano di asciugarsi al sole. Nei tempi andati, vicino alla Torre di Polluce si faceva pesca di tonno. Oggi Marinella è abitata da un migliaio di persone ed ha la flottiglia di pesca artigianale più ricca di Sicilia. Tutte le mattine si svolge l’asta del pesce: soprattutto pesce azzurro che da sempre con la sua presenza lungo il litorale ha influenzato la storia del luogo.